A 48 ore di distanza rimbombano ancora nelle orecchie di centinaia di migliaia di tifosi azzurri le parole del presidente Aurelio Dee Laurentiis sullo stadio San Paolo. Se da una parte una frangia delle curve esulta per la decisione del patron di non “mettere più piede allo stadio“, dall’altro si teme che possa concretizzarsi il sogno del presidente: costruire uno stadio “bomboniera” da appena 20 mila posti.
Una specie di teatro dove il calcio diventerebbe spettacolo per pochi intimi, naturalmente i più facoltosi, che potrebbero permettersi un costo del biglietto elevato o un abbonamento stagionale. Insomma, significherebbe escludere migliaia di tifosi, anche donne e bambini, che ogni domenica affollano le gradinate del fatiscente, ma esaltante stadio San Paolo, che per ora è il tempio del calcio napoletano dove l’urlo the Champions rimbomba a chilometri di distanza.
La questione dello stadio è ormai diventata spinosa per la querelle tra Comune e società. Ma a pagare non possono essere sempre i tifosi. Si trovi un accordo. Per il bene della città. Per una società di calcio come il Napoli avere uno stadio come lo Juventus Stadium rappresenterebbe un salto di qualità nelle ambizioni a livello nazionale e internazionale. Ma il Napoli non è solo una spa, è un bene della città e del suo popolo che non può essere escluso dallo spettacolo.