Una città in fermento. Fermi tutti, anzi muoviamoci tutti, hanno squalificato Higuain. È uno scandalo. Mobilitiamoci, arrevutamme. A Napoli l’ecessiva squalifica dell’argentino è diventato un caso nazionale. La protesta si è spostata dal web alla piazza più importante della città dove decine di sostenitori sono stati chiamati a raccolta per inscenare un flashmob in onore del Pipita.
Ma vuoi vedere che gli scontri sul lungomare in occasione della visita del premier Renzi sono stati opera dei tifosi arrabbiati anche con il Matteo nazionale? Fatto sta che per un’intera settimana non si è parlato d’altro a Napoli. Nei bar, nei mercati, nei bassi dei quartieri Spagnoli, nelle case popolari di Ponticelli e San Giovanni. Insomma, dappertutto. Ci mancava solo il flashmob. Detto fatto.
Per una settimana intera tutti i mali di Napoli si sono nascosti, cachés dicono i francesi, dietro l’ombra di un argentino che per tanti mesi ha fatto vivere l’illusione di poter competere con la Vecchia Signora a strisce bianche e nere. Invece un maledetto cartellino rosso e una sfuriata sopra le righe, rischiano di vanificare tutto, o quasi.
Poi dicono che il calcio è uno sport. No, signori. Vi sbagliate. A Napoli il calcio non è uno sport, è un fenomeno di riscatto sociale per milioni di persone che immaginano un futuro in cui non saremo più costretti ad inseguire e a fermarci proprio sul più bello.